Presidente Enrico Freddi, il virus ha di fatto cancellato il 2020 dal punto di vista sportivo. Il Modena Rugby 1965 non si è mai fermato, né in campo né extra campo con tante iniziative di solidarietà.

Purtroppo il Covid ci ha stravolto non solo sotto l’aspetto sportivo. Come Modena Rugby, coerenti con il nostro voler essere donne e uomini di una comunità, abbiamo cercato di fare la nostra parte in campo, prendendoci forse qualche responsabilità pur di non lasciare a casa centinaia di ragazzi già bloccati dalla chiusura delle scuole. Fuori dal campo abbiamo cercato di sostenere iniziative di aiuto a persone in difficoltà.

Grazie al sostegno che gli sponsor ci hanno continuato a dare, abbiamo rinunciato per quattro mesi alla quota d’iscrizione, aiutando in questo modo le famiglie. Inoltre abbiamo aderito a molte iniziative di sostegno, l’ultima in ordine di tempo la raccolta alimentare in collaborazione con la Croce Rossa. Essere Modena Rugby non è solo essere giocatori e sportivi, ma persone inserite e attive nella comunità modenese.

 

La pandemia ha fatto riscoprire anche il valore sociale dello sport: qual è stata la risposta dei ragazzi e delle famiglie ad un anno così strano e complicato?   

In questi dieci mesi – ma temo saranno di più – abbiamo avuto conferma che lo sport, soprattutto quello di base, non può basarsi sulle prestazioni agonistiche, sulle vittorie in questo o quel torneo o campionato. Riuscire a garantire da maggio a dicembre regolari attività motorie – preferisco non chiamarli allenamenti – in totale sicurezza, è stato un grosso sforzo organizzativo dei nostri educatori/allenatori e accompagnatori, a cui va dato il merito maggiore.

Questo ha consentito di avere una certa costanza e un alto numero di presenze in ogni categoria. Abbiamo anche ricevuto molte nuove richieste d’iscrizione. Continueremo così fino a quando la situazione non ci consentirà di tornare a praticare il nostro sport per davvero.

 

Che cosa c’è da aspettarsi dal 2021 sul fronte campionati?

In questi mesi, e penso anche per i prossimi, il cosiddetto alto livello sta tenendo in piedi tutto lo sport italiano. Nel Rugby abbiamo attivi il Top 14 europeo, il Top 10, che è il massimo campionato italiano e la nazionale. Si parla quindi di professionisti. Per poter giocare sono necessarie strutture, organizzazioni e risorse impensabili per qualsiasi società non professionistica e con giocatori non adeguatamente tracciabili.

Tutti gli altri resteranno fermi fino a quando la situazione pandemica sarà un pericolo, poi forse si procederà ad una progressiva apertura, l’inizio dei campionati rimane un’incognita.

È possibile e auspicabile che la Federazione s’inventi qualcosa per consentire, magari in primavera, di disputare qualche partita, che non siano le solite amichevoli. Sarebbe già un bel passo avanti.

 

Un augurio per l’anno che verrà.  

Poter continuare a svolgere attività è comunque un segnale di speranza che dobbiamo coltivare e consolidare.

Del nostro amato sport ci mancano molte cose, facciamo sì che non ci manchino la determinazione e la passione per riprendere a giocare. Purtroppo il Covid è un avversario terribilmente forte, non dobbiamo regalargli pezzi di campo con qualche stupida giocata! Facciamolo tutti insieme.

Un caro e sincero augurio di Buone Feste e di un migliore 2021.